Filosofia del Taiji Quan

Taiji Quan

 

Con il nome TAIJI QUAN o TAI CHI CHUAN si intende un’arte marziale interna cinese che trova le sue radici nei principi filosofici taoisti ed interseca punti di contatto con la medicina tradizionale cinese (MTC) e nella medicina occidentale. Si compone di diversi stili e nel suo complesso risulta una delle discipline più diffuse al mondo.

 

  1. Taiji Quan, Taiji Tu, Yang e Yin

Per poter descrivere questa arte marziale, probabilmente bisogna iniziare dal significato.

TAIJI QUAN, che in cinese si scrive 太極拳, si presta a più traduzioni, ma scomponendo le 3 parole:

Tai () che significa sommariamente Grande o Supremo

Ji () che significa Polo o Estremo

Quan () che significa Pugno (e per deduzione Lotta o Boxe)

Approssimativamente si traduce in Boxe del grande polo o Pugno del polo supremo.

Se ci concentriamo nelle prime 2 parole, TAIJI, ritroviamo uno dei principi fondamentali (fig. 1) della filosofia taoista, descritta nell’YIJING (易經) o I CHING e conosciuto anche come Libro dei mutamenti, che rappresenta come dallo stato di vuoto che al contempo contiene il tutto, denominato WUJI (無極) o WU CHI, alla sola comparsa dell’intenzione, si generino le due forze contrarie e complementari che nel loro eterno equilibrio definiscono l’intero universo

ovvero lo YIN () e lo YANG () spesso rappresentati con il simbolo del TAIJI TU, in cinese 太極圖

 

Sostanzialmente, il Taiji Quan fa suo il principio di questa dualità basando la propria teoria e pratica sull’equilibrio di queste forze.

Nelle espressioni delle tecniche o forme, infatti questo principio duale, lo ritroviamo, sia implicitamente che esplicitamente, sempre presente. Che si tratti di combattimento o di pratica, i principi fondamentali si rifanno agli opposti complementari: della durezza e della morbidezza, dell’immobilità e del movimento, dell’inspirazione e dell’espirazione.

Per rendere più comprensibile l’atteggiamento del praticante che scaturisce dal far propri i concetti di Yang e di Yin, generalizzando, si può dire, per esempio, che di fronte ad un movimento di attacco il praticante di TaiJi Quan resta immobile e, aspettando il contendente, neutralizza la sua durezza attraverso una postura morbida. Quindi ad un’azione Yang si contrappone una “non” azione Yin trasformando in realtà uno dei principi di Lao Tzu (filosofo del VI secolo a.C.) che disse: “il morbido e flessuoso sconfiggerà il duro e forte”.

 

  1. Sviluppo della forza interna

Come abbiamo detto in precedenza, in questa disciplina marziale, l’approccio allo sviluppo della forza proviene dall’interno, attraverso un lavoro mirato ad un equilibrio tra una mente calma, quasi uno stato di meditazione, una mancanza di tensioni o rigidità e di una postura ben allineata che permettono di attivare una buona circolazione del QI () o CHI, altrimenti detta energia vitale.

Di fatto si crea una connessione, tra mente, il Qi e l’apparato muscolo-tendineo che permetteranno, al praticante di muoversi come un tutt’uno.

La sinergia così ottenuta, dà luogo ad un unico ed istantaneo impulso che nasce dall’intenzione nella mente (logica YI ed emozionale ZHI ), scorre nel Qi e si sviluppa dal corpo rilasciando energia. L’alternanza di accumulazione ed emissione di energia avviene ad opera delle aperture e chiusure e alla morbidezza e durezza espresse dalle varie forme. Tutto questo, altro non è che l’alternanza Yin-Yang che come suddetto è la base primordiale del Taiji Quan.

Nella sua ideale evoluzione, nel pieno spirito taoista, si ritiene che il praticante con il tempo trasformi internamente, l’essenza o forza fisica (JING ) in energia vitale (QI ) e a sua volta l’energia vitale venga trasformata in spirito (SHEN ), permettendo di connettersi al vuoto (WUJI) cioè sarà in grado di raggiungere quell’armonia interiore che lo condurrà ad entrare in sintonia con il movimento di tutto l’universo.

I primi due stadi si ottengono attraverso la pratica del Taiji e del QI GONG (氣功), il terzo stadio attraverso la meditazione.

Riassumendo il Taiji Quan è l’arte dell’alternanza tra Yang e Yin e la sua pratica insegna a gestire le “forze”, nostre ed altrui, a livello fisico ed anche a livello emotivo.

 

  1. Taiji Quan e Salute

Seguendo quanto ho già riportato si evince che il potenziale del Taiji Quan non si esprime nel solo combattimento, ma la sua pratica ha tanti benefici per il corpo e la mente, trovando riscontro e sue radici nella MTC.

Oltre a regalare un senso di pace e migliorare la concentrazione, la pratica costante e consapevole del Taiji Quan, anche nella forma più moderna e diffusa, che si è spogliata della parte più marziale, ha uno scopo terapeutico poiché migliora l’elasticità, coordinazione e la potenza dell’apparato muscolo scheletrico e rafforza l’equilibrio, nonché rende l’organismo più resistente di fronte alle malattie.

Tutto ciò grazie all’azione combinata di riequilibrio energetico, grazie allo sblocco dei punti di stagnazione energetica lungo i meridiani e il rafforzamento psico-fisico del corpo.

Infatti, è per questo motivo che il governo cinese ne incoraggia e diffonde la pratica a partire dagli anni ’50.

Nel corso del tempo l’aspetto salutare si è rafforzato nell’opinione pubblica, grazie anche alla medicina occidentale che ha riconosciuto molti dei benefici specificati dalla MTC.

Sistema nervoso: la pratica costante previene e migliora i disturbi del cervello e del sistema nervoso.

Antistress: gli esercizi aiutano a concentrarsi sul momento presente e il movimento.

Senilità: riduce il rischio di cadute per le persone anziane migliorando il tono muscolare, l’equilibrio, la coordinazione, la postura, la pressione arteriosa

Fibromialgia: riduce il dolore nelle persone affette di fibromialgia.

Artrite reumatoide: riduce alcuni sintomi dell’artrite reumatoide.

Cardiopatie: contribuisce al benessere di chi soffre di:

  • patologie cardiache

  • ipertensione

  • conseguenze di un incidente vascolare cerebrale.

Difatti dal 1999, l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) e l’ONU, hanno ufficialmente riconosciuto gli aspetti benefici del Taiji Quan promuovendo la giornata Mondiale del Taiji, o the World Tai Chi Day, che si celebra l’ultimo sabato di aprile di ogni anno.

 

  1. Storia del Taiji Quan

Il Taichi Quan è un’arte marziale che trova le radici nei testi filosofici di Laozi o Lao Tsu 老子(VI secolo a.c.), padre fondatore del taoismo, pertanto possiamo dire che idealmente nasce attorno al 600 a.c.

Però le narrazioni più accreditate della nascita della disciplina marziale sono due.

La teoria piu diffusa sulle origini del Taiji Quan vede come fondatore un monaco taoista, esperto in arti marziali di stile Shaolin, Zhang San Feng (張三丰) che visse nel XIII secolo.

La leggenda narra che, mentre soggiornava sui monti Wudang, un giorno, Zhang San Feng, fu testimone di una lotta tra una gru e un serpente, il quale schivava i colpi dell’uccello con movimenti armoniosi e lenti, ma incessanti per poi contrattaccare con estrema velocità. Intuì quindi che, nel combattimento, sono più efficaci i movimenti circolari e costanti dei movimenti violenti con colpo dritto.

Abbandonò i metodi di allenamento esterni (basati sulla forza) integrando anche l’agilità e la flessibilità come concetti perché queste qualità risultavano superiori. Già Laozi l’aveva capito ed integrato nella sua filosofia, ma fu Zhang San Feng che l’applicò nelle arti marziali. E fu così che nacque il Taiji Quan.

Una seconda versione, che trova riscontro in cenni storici, racconta di Chen Wang Ting (陳王庭 – 1600-1680), esperto di arti marziali e generale dell’esercito della dinastia Ming, che è considerato come il fondatore del Taiji Quan. Chen Wang Ting ritornato al suo paese dopo la sconfitta dei Ming ad opera dei Qing, integrò lo stile della sua famiglia (ispirato allo stile Shaolin) con esercizi ispirati alla filosofia taoista e lo insegnò alla sua famiglia e ai soli abitanti del villaggio Chen.

 

  1. Stili del Taiji Quan

Esistono 5 principali stili di Taiji quan che, nella storia si trovano collegati l’un l’altro. Sono lo stile Chen, Yang, Wu, Wu-Hao e Sun. Essi sono collegati principalmente dalla stessa filosofia e fondamenti teorici comuni, anche se i loro movimenti esterni si differenziano. E sono connessi secondariamente, analizzando le radici storiche, poiché ciascuno è l’evoluzione di uno stile precedente, prendendo come capostipite lo stile Chen (fig. 3).

 

Chen (陳式太極拳): trova il capostipite in Chen Wang Ting (1600-1680), alterna movimenti lenti a reazioni esplosive. Fino al 19° secolo è stato ad uso esclusivo della famiglia Chen

Yang (楊式太極拳): è probabilmente la forma più diffusa al mondo. Nasce con Yang Luchan (楊露禪 – 1799-1872), che pur non appartenendo alla famiglia Chen ne ha studiato e imparato la forma antica. Successivamente, ha sviluppato uno stile personale, arrotondando i movimenti e creando forme con il busto eretto. E’ con il nipote Yang Chengfu (楊澄甫 1883-1936), che si afferma lo stile meno marziale (e più conosciuto) che si caratterizza per essere lento, armonioso e ampio nella sua rotondità.

Wu-Hao (武式太極拳): questo stile deriva dall’insegnamento di Wu Yuxiang (武禹襄 1812-1880) e trova origine da una fusione degli stili Yang e Chen. E’ caratterizzato da forme piccole e dalla postura alta.

Wu (式太極拳): fondato da Wu Quanyou (全佑 1834-1902) trova fondamento nello stile Yang, modificandone le posture con piedi più stretti, paralleli, e col corpo inclinato.

Sun (孫式太極拳): il fondatore è Sun Lu Tang (孫祿堂 1861-1932). Trova le radici nello stile Wu-Hao combinando altri 2 stili di arti marziali interne quali Xingyi e Bagua. Si caratterizza per le posizioni piccole e per i movimenti veloci.

 

  1. I 10 principi del Taiji Quan

I10 principi essenziali sono un elenco di consigli tecnico posturali che il maestro Yang Chengfu diffuse per aiutare il praticante a gestire il corpo e le tre energie (Jing, Qi e Shen) che vi scorrono dentro.

1° – Essere vuoti avere la mente pronta e l’energia alla sommità del capo. Una postura eretta della testa, senza sforzo muscolare permette al Qi di scorrere liberamente alla sommità del capo, sublimando l’energia vitale in energia mentale (Shen) permettendo al praticante di diventare presente (raggiungere la consapevolezza).

2° – Vuotare il torace e stirare la schiena. Abbassare il petto verso l’interno permette lo scorrere del Qi verso il Dan Tien, permettendo di radicare le gambe e di alleggerire e rendere fluide le membra. Il petto incavato permette di assumere una postura più allineata della schiena (colonna vertebrale) nella sua interezza fino al coccige, permettendo di far fluire il Qi e quindi di poter liberare energia interna.

3° – Rilassare la vita. La vita è il centro di tutto il corpo. Se la vita è rilassata i piedi sono saldi e il bacino è stabile. Una vita sciolta permette di creare vuoto e pieno attraverso le torsioni delle anche e di trasmettere, per continuità, le forze che si generano dai piedi alle mani.

4° – Distinguere il vuoto dal pieno. La distinzione fra pieno e vuoto è il principio fondamentale del Taiji Quan. Imparare a riconoscere la differenza tra il pieno e il vuoto delle gambe ci permette di eseguire senza sforzo movimenti leggeri e agili. Nella crescita del praticante, il concetto verrà esteso a tutto il corpo.

5° – Affondare le spalle e far cadere i gomiti. Tenere gomiti bassi e spalle rilassate permettono al Qi di fluire. Al contrario il Qi si blocca in alto facendo perdere la forza alle gambe diventando instabili.

6° – Usare l’intenzione e non la forza. Nel Taiji Quan tutto il corpo deve essere rilassato. La rilassatezza permette ai meridiani di non avere blocchi lasciando la libera circolazione dell’energia del Qi. Un bravo praticante non usa la forza fisica, ma libera l’energia attraverso l’intenzione. Il pensiero diventa azione e l’estrema morbidezza porta a estrema durezza, che in pratica è il sunto della forza interna.

7° – Accordare la parte superiore con quella inferiore. Un detto dice: “La forza interna ha la radice nei piedi, si sviluppa nelle gambe è controllata dalla vita e si manifesta nelle dita. I piedi, le gambe e la vita devono essere unificati da un unico flusso di Qi”. Il corpo deve muoversi sempre coordinato.

8° – Armonizzare l’interno con l’esterno. Mente e corpo devono diventare un tutt’uno in modo che le aperture e chiusure siano il riscontro fisico dell’intenzione.

9° – Continuità e nessuna interruzione. Nel Taiji Quan si impiega il pensiero, non la forza muscolare, conseguentemente i movimenti sono continui, circolari e legati tra di loro senza interruzioni. Il praticante è sempre cosciente.

10° – Cercare la quiete nel movimento. La calma gestisce il movimento. Eseguendo lentamente i movimenti, la respirazione diventa lunga e profonda, il Qi scende nel Dantian. Essere concentrati nel Dantian permette di avere un baricentro basso, quindi di essere radicati e di avere movimenti sciolti e istantanei.

 

  1. Le 13 (8+5) movimenti di mani e piedi

Il Taiji Quan trova compimento in 13 movimenti fondamentali, che sono compresenti in tutti gli stili. Si compongono di 8 movenze degli arti superiori e 5 degli arti inferiori.

Tali movimenti non sono le forme, ma sono tecniche che le integrano per dar modo al praticante di conoscere espressioni corporee che si adattano alle varie sequenze di combattimento.

Anche in questo caso, le movenze affondano le radici nella filosofia e nella visione del mondo taoista.

Gli 8 movimenti che si richiamano agli 8 trigrammi o BA GUA 八卦(fig. 4) dell’ Yijing, detti anche 8 porte (八勁) o 8 forze (八門), fanno riferimento all’utilizzo della parte superiore del corpo. Si scompongono in 4 movimenti primari e 4 movimenti secondari:

 

  • Primari – sono individuabili come forze morbide utilizzate per la difesa.

    • PENG () – Parare: disperdere la forza dell’altro con l’apertura del corpo;

    • LU () – Tirarsi indietro: l’idea è quella di un perno sul quale gira una ruota, la pressione esterna aderendo la fa ruotare;

    • JI () – Premere: l’idea è di far pressione usando entrambi gli arti, come a reggere uno scudo;

    • AN () – Spingere: la tecnica ha due movimenti. Il primo deflette con le braccia la forza in arrivo verso il lato delle spalle. Appena la forza è deviata sui lati, le braccia, sono sospinte dall’avanzamento del corpo.

 

  • Secondari – sono individuabili come forze dure usate per l’attacco.

    • CAI ()Tirare verso il basso: movimento repentino che vuole strattonare in basso. L’idea del movimento è quella di una zampata repentina;

    • LIE ()Dividere: separare la forza avversaria si separa l’estremità dell’avversario dal suo centro e se ne compromette la sua unità strutturale;

    • ZHOU ()Colpire col gomito: colpo di gomito eseguito muovendo il corpo in diagonale da un piede all’altro. Il movimento si insinua nella guardia avversaria;

    • KAO ()Colpire con la spalla: colpo di spalla. Il movimento è simile a Zhou, è necessario che la struttura della schiena sia in espansione.

 

I 5 passi, in cinese WU BU 五步 (fig. 5), si richiamano ai 5 elementi basilari, in cinese WU XING, che sono: acqua, fuoco, legno, metallo e terra, e sono

 

  • JIN BU (進步) – Passo in avanti

  • TUI BU (退步) – Passo indietro

  • ZUO GU (左顧) – Passo verso sinistra

  • YOU PAN (右盼) – Passo verso destra

  • ZHONG DING (中定) – Posizione neutra o di partenza

Il risultato di questi 13 movimenti dà vita alle varie forme statiche e dà la possibilità alle forme di essere utilizzate in modi diversi. La rappresentazione altro non è che una semplificazione che serve al neofita per apprendere come muoversi continuamente mantenendo l’equilibrio in rapporto con l’ambiente esterno.

 

  1. Conclusioni

Da questa panoramica sul Taiji Quan, che parte dalle sue radici nella filosofia Taoista, per poi incrociare la medicina (preventiva della MTC e allopatica di quella occidentale) e terminare con gli aspetti tecnico filosofici, si evince che questa dottrina non è una semplice arte marziale, ma è una disciplina olistica omnicomprensiva del benessere, della promozione della non violenza, dell’elevazione dello spirito verso l’armonia con la natura e l’universo intero, della ricerca della salute e di molto altro ancora.

Pur avendo alle spalle più di mille anni di storia, ieri come oggi, trova il suo ruolo nella società, ed è sorprendente come sappia elasticamente adattarsi alle esigenze che cambiano nel tempo ed essere ancora una dottrina fresca e attuale.

Con tali premesse, si può dire che praticare il Taiji Quan voglia dire praticare la vita.

 

  1. Bibliografia

  • Libri

    • Il libro del Tai Chi Chuan – Wong Kiew Kit

    • Il tao del Tai Chi Chuan – Jou Tsung Hwa

    • Tredici saggi sul Tai Chi Chuan – Cheng Man Ching

  • Siti

    • www.taichichuanroma.com

    • www.kungfuscuolaxindao.it

    • www.taijixin.wordpress.com

    • www.taichionline.it

    • www.energieinmovimento.net

    • www.taichigrosseto.it

 

 

意大利健身养生协会 La Via del Benessere